Oggi è la giornata nazionale del Braille, il famoso sistema di scrittura e lettura per non vedenti e ipovedenti. Avrete sicuramente sentito parlare spesso del Braille, un sistema che permette, a chi ha deficit visivi importanti, di poter partecipare attivamente alla vita culturale della società. Questo sistema consiste in simboli formati da sei punti in rilievo, in modo che il lettore possa con il tatto leggere le lettere. Ma in pochi conoscono la storia di Louis Braille, l’ideatore dell’alfabeto che prende, appunto, il suo nome.
Siamo in Francia, agli inizi del 1800, quando il figlio di un sellaio, giocando nel laboratorio paterno, si ferì gravemente all’occhio. Questa ferita, gli causò una brutta infezione, che si propagò poi anche all’altro occhio, facendolo diventare in breve tempo non vedente. Ma il bambino aveva potenziale, così, a 10 anni, vinse una borsa di studio nell’Istituto per Giovani Ciechi parigino. L’esistenza di un istituto dedicato ai non vedenti, era, indubbiamente sorprendente per i tempi, ma le condizioni di vita al suo interno, non erano delle migliori. Ai ragazzi venivano si insegnati diversi lavori, ma, di contro, venivano spesso maltrattati dal personale. Per leggere, ai tempi, veniva loro insegnato il metodo Haüy. Esso consisteva nel leggere, sempre attraverso il tatto, caratteri semplici, messi però in risalto con un particolare metodo. Questo metodo, però, permetteva ai non vedenti solo la lettura. La scrittura, per loro, era pura utopia.
Durante questo periodo, un giorno, fece visita alla scuola un ex ufficiale di artiglieria, che aveva ideato un sistema di scrittura, chiamato scrittura notturna, costituito da 12 punti in rilievo. Questa invenzione, secondo l’ex ufficiale, avrebbe permesso ai militari di leggere al buio, per non essere individuati dai nemici. Braille, completamente conquistato da questo metodo, cercò di adattarlo alle esigenze tattili dei non vedenti, fino a creare un linguaggio completamente diverso. Il nostro protagonista inventa così, alla giovanissima età di 16 anni, dopo 4 anni di lavoro, il sistema di scrittura e lettura Braille. Dopo altri 4 anni, pubblicò la sua opera definitiva: “Procedimento per scrivere le parole, la musica e il canto corale per mezzo di punti in rilievo ad uso dei ciechi ed ideato per loro”.
Più avanti ideò anche un metodo Braille per la matematica, e uno per le note musicali. Stiamo parlando di un uomo che, in senso figurato, ridiede la vista ai non vedenti. Un inventore spesso sottovalutato, che però ha dato vita ad un linguaggio che vive da quasi 200 anni, salvando tantissimi ciechi da un quasi totale isolamento.
Un linguaggio che, con l’avvento del digitale, è sempre meno usato, ma che ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi, una fioca luce nell’oscuro mondo dei non vedenti.
Bellissima invenzione!!!!!
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