C’era una volta ed esiste tutt’ora… in un paese tanto lontano, un bellissimo regno, fatto di tante piccole casette colorate. In cima a una collina, come a voler proteggere il piccolo paese, esisteva un castello favoloso abitato da un re e da una regina.
Il re e la regina desideravano tanto una figlia così, quando nacque la piccola principessa Giada, il regno fece un enorme festa in suo onore. Parteciparono tutti i sudditi e vennero nobili anche dalle terre più lontane, tutti per vedere lo splendore e il sorriso di questa piccola principessa. Fra questi nobili stranieri, venne a farle visita anche una regina di un paese sconosciuto; aveva lunghi capelli neri, un abito verde scuro, un lungo mantello e degli occhi cosi scuri da non distinguere nemmeno la pupilla.
La regina appena la vide ne rimase impressionata e chiese alle sue dame di compagnia se conoscessero la donna, una di queste, forse la più dotta, rispose – Quella è la misteriosa Regina Epilessia ed è una monarca migrante, quindi senza un regno fisso, solo tre persone in tutto il mondo hanno avuto l’occasione di vederla. –
La regina iniziò a domandarsi il perché di questa venuta nel suo regno, soprattutto perché mai proprio ora che era nata la piccola principessa Giada. Ma, da brava regnante e padrona del castello, fece finta di nulla e continuò con gli onori di casa.
Uno ad uno i vari nobili si avvicinavano alla culla per vedere la bellissima principessa e per porgerle i propri doni, venne anche il turno della regina Epilessia, che si avvicinò alla culla a passo lento, guardò con attenzione la principessina e le fece una leggera carezza sulla guancia.
La regina madre, che aveva visto la scena con un certo timore, riprese sollevata a chiacchierare con gli invitati.
La notte, la piccola principessa, non stette tanto bene, anche se era estate e dalle finestre del castello entrava un caldo torrido la bambina era gelida. La regina si spavento molto e corse dal medico di palazzo, il medico rimase di stucco, non riusciva a capire. Convocò così a corte i maggiori luminari e maghi del reame, che dopo attente visite e riunioni, non riuscivano comunque a venire a capo di questo male.
Fino a quando un mago, decise di usare la sua magica bacchetta, per scavare nei ricordi della principessa, in modo da capire cosa potesse averle fatto tanto male. Un immagine si fermò davanti ai suoi occhi, era la regina Epilessia che, con una sua carezza, aveva lanciato una bruttissima maledizione alla deliziosa principessina.
La regina era terrorizzata e non sapeva cosa fare, su tutto il reame cadde il silenzio, cosi come nei cuori dei suoi sudditi.
Ma la piccola principessa, anche se non stava tanto bene, aveva un cuore forte e coraggioso, e trasmetteva il suo coraggio a tutti con il suo bellissimo sorriso.
La regina decise che di quel sorriso ne avrebbe fatto un dono. Così, mentre i maghi della corte cercavano in tutti i modi di spezzare l’incantesimo e i cavalieri erano occupati a cercare la regina migrante, la principessina cresceva. Anche se non poteva ne parlare e ne camminare a causa della maledizione, non mancava mai di regalare un bellissimo sorriso a tutti i sudditi che ogni giorno andavano a trovarla.
Dopo tre anni al castello nacque un’altra bellissima principessina, Noemi. Questa volta il castello fu blindato, nessun estraneo poté vedere la piccola nella culla. L’anno dopo la cicogna tornò a bussare alle porte del palazzo con un cestino rosa nel becco, la piccola Giulia. Ora il reame aveva tre bellissime principesse, ma ancora nessuna cura alla maledizione che affliggeva la bellissima Giada.
La tre sorelle, crebbero in altezza e negli anni e a palazzo non mancavano le cose da fare. Ormai si erano un po’ perse le speranze per la soluzione al malefico incantesimo, i cavalieri avevano setacciato ogni angolo del pianeta, ma della regina Epilessia non vi era nessuna traccia.
La regina del reame, mamma delle tre principesse, si era data tanto da fare per tenere il popolo unito, e, ogni giorno, riuniva tutti, Giada compresa e prendevano le decisioni migliori per il regno. Giada, con il suo sorriso, faceva capire ogni cosa: se il colore del palazzo era adeguato, o se bisognava rifare la facciata, o ancora se le bizzarre acconciature dei nobili erano di suo gradimento oppure no, bastava un suo sorriso e tutti i presenti erano d’accordo con lei.
Questo univa il reame, come nessun altro reame al mondo, questo tutto grazie alla principessa Giada che diffondeva speranza.
Ma le due giovani principessine, Noemi e Giulia, che non si accontentavano della semplice speranza si armarono di coraggio e, all’insaputa della regina, partirono per cercare la Regina Epilessia.
Vestite da maschi come dei veri cavalieri, con delle maschere per non essere riconosciute, cavalcavano giorno e notte in nome della loro amata sorella. Un giorno si fermarono in una locanda immersa in un bosco per riposare, avevano cavalcato tanto ed erano terribilmente lontane da casa, un po’ stavano perdendo le speranze, ma, allo stesso tempo, gli mancava la loro sorella Giada.
Entrarono nella locanda, stanche e consumate, con la sola voglia di fare una bella dormita, quando, all’improvviso, la videro. Era un ritratto della regina Epilessia, sicuramente di quando era più giovane, ma erano sicure fosse lei.
Allora chiesero al locandiere chi fosse la giovane donna del ritratto e lui rispose – Quella? Quella è mia pro zia, è stata rapita due giorni dopo aver posato per quel ritratto, dal giorno non ne hanno più avuto notizie. La locanda era di mio padre e, prima ancora di lui, di mio nonno. Quel ritratto è sempre stato li, così, quando è diventata mia, ho deciso di lasciarlo. –
Per le principesse, c’era una nuova traccia, ma che non sapevano dove potesse portare.
Rimontarono a cavallo e decisero di chiedere notizie in giro, notizie che le portarono fino ad una capanna in mezzo al nulla, in pessime condizioni e fatta di paglia e fango. Il posto era spaventoso ma, insieme, si fecero coraggio ed entrarono. All’interno vi trovarono un vecchio seduto in una sedia a dondolo; appena entrate, l’anziano, si accorse subito della loro presenza e si girò. Appena le due principesse lo guardarono negli occhi, capirono che il vecchio signore non vedeva da tempo, ma non si aspettavano che, in realtà, vedesse molto più in là di quanto potesse sembrare.
Il vecchio esordi cosi:
– Benvenute principesse…
Le due, sorprese, risposero – Come fai a sapere chi siamo?
– Non solo so chi siete, so anche cosa andate cercando.
– E cosa stiamo cercando secondo te?
– Ma è ovvio – risposte il vecchio – Voi cercate Epilessia.
– Epilessia? Tu… tu la conosci? – dissero in coro le principessine.
– La conosco, ma vi dirò di più, so anche dove si trova.
Le principesse miste fra la diffidenza e l’euforia risposero – Aspetta un attimo, tu perché conosci Epilessia?
Il vecchio borbotto qualcosa di incomprensibile, attizzò il fuoco e si rimise a sedere.
– Sapete, Epilessia non è sempre stata cosi, addirittura, un tempo, aveva un altro nome. Prima si chiamava Gioia, era una ragazza bellissima e molto dolce. Ma poi una brutta strega la rapì, gli cancello la memoria e la fece sua apprendista. Ho provato mille volte a fargli tornare la memoria, ma ormai la sua mente è annebbiata dal male e nemmeno i miei poteri hanno potuto salvarla.
– Quindi tu sei un mago?.- risposero le principessine.
– Ero un mago. Ora sono solo un vecchio cieco. Ma voglio comunque aiutarvi, lo faccio per Giada e per quella che un giorno era Gioia. –
Il vecchio disse loro dove trovare Epilessia e le armo di due boccette. In una c’era una polvere magica che l’avrebbe immobilizzata, e nell’altra di una polvere che l’avrebbe fatta dormire per sempre.
Le due principesse ringraziarono il vecchio e si misero al galoppo fino al castello nero di Epilessia.
Quando entrarono, la trovarono seduta sul suo trono di pietra a specchiarsi – Senza dubbio – pensarono le principesse – per avere tutti quegli anni, se li portava bene. –
Appena Epilessia si accorse di loro, si alzo in piedi, ma non fece nemmeno in tempo a prendere la bacchetta che Noemi gli lancio la polvere immobilizzante. Epilessia rimase paralizzata, ormai catturata. Ma alle principesse, serviva la soluzione all’incantesimo per liberare la sorella Giada, quindi, iniziarono a fargli delle domande.
– Perché hai fatto questo incantesimo a nostra sorella? – chiese Noemi
– Come facciamo a spezzarlo? Diccelo e avrai salva la vita – la seguì Giulia
Epilessia inizio a ridere come solo i bravi cattivi sanno fare.
– Povere sciocche – iniziò la malefica strega – l’incantesimo non si può spezzare, toccando Giada, ho preso la sua purezza. Questa mi permetterà di rimanere bella e giovane per altri 100 anni, non potete farci proprio nulla – e ripresa a ridere come una matta.
Allora Giulia, con tutta la rabbia del mondo, lanciò la polvere del sonno ed Epilessia, che cadde in un sonno che sarebbe durato per l’eternità.
Rimontarono a cavallo sconsolate e si incamminarono verso casa. Certo non avevano trovato la soluzione all’incantesimo, ma almeno Epilessia non avrebbe più fatto del male a nessuno.
Varcata la soglia del palazzo la regina si fiondò addosso alle figlie.
– Ero cosi preoccupata per voi, ma dove siete state?
– Eh mamma, questa è una lunga storia – dissero le piccole monelle. Poi corsero verso Giada e …..
E Noemi si svegliò. Ma era stato tutto un sogno? Non poteva essere.
Così corse da Giada, e la vide intenta a giocare con le bambole.
Giada, la guardò stranita e le chiese – Perché mi guardi cosi?
– Nulla, sono solo così felice che tu stia bene – rispose Noemi
– Perché come dovrei stare? – rispose Giada
Le due si abbracciarono e, vedendo le due sorelle abbracciate, si unì all’abbraccio anche la piccola Giulia.
Se è stato un sogno o la realtà questo noi non lo possiamo sapere, ma vi posso assicurare che, in tutti i casi, il sorriso di Giada illuminerebbe qualsiasi momento buio.
Fede complimenti!!! Sei veramente bravissima con le fiabe 😍😍
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