C’era una volta ed esiste tutt’ora… in un paese dal nome Bustarsizianus, un bellissimo bambino dai folti capelli biondi, chiamato Matteo.
Alla nascita di Matteo, il governo del paese, era nelle mani di un cattivo tra i più cattivi del mondo, il suo nome era Lipomielomeningocele ma, per via del suo nome impronunciabile, per paura di sbagliare, tutti lo chiamavano Re Lipo.
Era salito al governo con la forza, imprigionando molte famiglie ribelli. Ma quella di Matteo, grazie a mamma Karin che era stata molto furba a mimetizzarsi in mezzo alle famiglie che appoggiavano il Re Lipo, riuscì a sfuggire dalla prigionia. In questo modo, aveva potuto far nascere in tranquillità, il suo bellissimo bambino senza esporlo a gravi pericoli.
Mamma Karin però, non sapeva che, nascosto al governo del tiranno, esisteva un gruppo di ribelli che aspettava solo il momento giusto per rovesciare Re Lipo. In realtà, stavano aspettando la persona giusta, perché, secondo una profezia, solo un potente guerriero dai bellissimi capelli biondi sarebbe riuscito a sconfiggere, grazie al suo coraggio, il cattivo Re Lipo.
Passavano i giorni e Matteo cresceva sempre più bello, quasi come un raggio di sole. Un giorno, bussò alla porta della piccola casa di Karin, un oscuro signore, con un mantello blu come la notte, e due occhi azzurri come il cielo. Si presentò così: “Salve signora, mi dispiace disturbarla, ma sono venuto a sapere che qui è nato un bellissimo bambino dai folti capelli biondi”. Karin, stranita e anche un po’ spaventata rispose “Si, è il mio piccolo Matteo, perché me lo chiedete?”.
Un lampo di felicità balenò negli azzurri occhi dello strano signore, che chiese di entrare in casa. Karin anche se riluttante, lo fece entrare. Al caldo, egli raccontò l’antica profezia, spiegando a Karin l’importanza che avrebbe potuto avere Matteo, nella futura ribellione contro il malvagio Re Lipo. Le chiese di poter prendere suo figlio per l’addestramento, lo avrebbe comunque potuto vedere, ma, per crescere potente, avrebbe dovuto vivere con i ribelli. Karin, era si mamma, ma anche una temibile guerriera, e capì che il destino aveva scelto suo figlio. Così, dopo un lungo abbraccio, fece andare il piccolo insieme all’uomo col mantello.
Matteo cresceva a vista d’occhio, e con lui il suo potere, alimentato dal suo immenso coraggio. Nel mentre, Re Lipo, continuava a seminare disperazione e panico per tutta il regno, tutti erano ormai schiavi di questo oscuro Signore.
Mentre interrogava una delle famiglie che si opponeva a lui, il re scoprì la vera identità di Karin, decidendo così di rapirla per torturarla. Matteo, quando scoprì che sua madre era stata imprigionata, decise che non poteva aspettare oltre, decise che era arrivato il momento di compiere la profezia. I suoi maestri però, gli sconsigliarono di andare, per loro era troppo presto, questo gesto avrebbe potuto scongiurare tutti gli sforzi fatti. Ma l’amore per sua madre era troppo grande per lasciarla nelle mani di quel cattivo, cosi, dopo aver preso la sua spada e il suo mantello rosso, si presentò al castello ormai in rovina dove viveva e tiranneggiava Lipo.
“Chi osa disturbare il mio sonno?”chiese con una voce profonda Re Lipo. Matteo, che era comunque ancora molto piccolo, ma non per questo meno coraggioso, rispose “Sono Matteo, sono qui per liberare la mia mamma e tutte le persone che hai imprigionato”.
Re Lipo rise fragorosamente a vederlo, pensò che sarebbe bastato un soffio per scacciarlo via, ma cosi non fu.
Matteo snudò la sua piccola spada e si mise in posizione da combattimento, proprio come gli era stato insegnato. Re Lipo, divertito ma anche un po’ scocciato da tanta audacia, prese la sua spada direttamente un gigantesco calderone rovente e inizio a combattere. Il re, era si molto grosso, ma anche molto lento, anche se molto abile con la spada; Matteo, dal canto suo, era piccolo e veloce anche se meno esperto nell’uso delle armi.
Re Lipo, con un colpo scorretto, riuscì a ferire Matteo nella pancia. La spada rovente, forse per via di qualche incantesimo, ferì gravemente il piccolo Matteo, ma senza la fuoruscita di una goccia di sangue. Il nostro piccolo protagonista subì il colpo, all’inizio si buttò a terra dolorante, ma poi ricordandosi della madre imprigionata, raccolse le forze e, stringendo i denti, si rialzò in guardia. Re Lipo era sconcertato, nessuno si era mai rialzato dopo un colpo della sua spada magica. Con la forza di un leone, il piccolo Matteo, seppur ferito, si scagliò contro Re Lipo che improvvisamente si sentì paralizzato da cotanto coraggio. Approfittando dell’esitazione del tiranno, il nostro piccolo eroe, sferrò un colpo dritto al cuore del cattivissimo re, che guardando sorpreso la ferita, con un urlo straziante, cadde a terra facendosi in mille pezzi.
Matteo corse subito a liberare tutti i prigionieri, riabbracciando finalmente la sua amata mamma. Del regno di Re Lipo rimase solo, sul corpo di Matteo, la ferita inflittagli dalla spada magica di Re Lipo, che, magicamente, rimaneva sempre aperta. Più volte al giorno, deve medicare la sua ferita al pancino ma, come una cicatrice di guerra e come segno che lui era il prescelto, la sfoggiava senza troppo problemi.
Il suo coraggio, aveva ridato speranza e luce alla sua città e alla sua famiglia, questo nessuno lo avrebbe mai dimenticato.
Morale della favola: anche le ferite che portiamo con noi, possono essere un punto di forza e un modo per essere più coraggiosi, dipende da come decidiamo di conviverci.