Ancora una volta mi ritrovo a spogliarmi di una parte di me, una parte che non molti conosco, forse perché queste cose sono ancora tabù e parlare di malattie psichiatriche ti fa sembrare, in qualche modo, agli occhi della gente una pazza. Sapete che vi dico? A me non importa più, sto scrivendo perché voglio raccontare la mia storia, non quella della mia sclerosi multipla che ormai tutti conoscono, ma quella della mia ipocondria e delle mie manie ossessivo compulsive.
Già, pensavate che io non avessi avuto anche questo problema? Vi sbagliavate, anche io sono stata adittata come pazza, anche io ho visto mille psicologi, mille medici e poi mille psichiatri, ed è a tutte queste persone che devo la mia lucidità mentale. Quindi vi servo su un bel piatto d’argento la mia storia, perché voglio far capire alle tante persone che stanno affrontando questi mostri che non sono sole e che ne possono uscire. Insomma per lo stesso motivo per cui nasce Vitae.
Avevo 16 anni quando l’ipocondria ha bussato alla mia porta per la prima volta. All’inizio erano pensieri non troppo costanti, non troppo presenti, paura di malattie che venivano e passavano in base agli impegni o in base allo stress.
A 17 anni ho avuto i primi sintomi della mia conclamata sclerosi multipla e da li il mostro è partito, divorando me e la mia vita.
Con una sclerosi multipla che ti prende il corpo, sarebbe logico pensare che le mie paure fossero incentrate appunto sulla sclerosi. Invece no, mi ero fissata con i tumori.
Qualsiasi dolore o qualsiasi cosa che io reputavo anomala era, nella mia testa, senza dubbio un tumore. Da qui partiva tutto un iter di visite specialistiche per cercare un qualcosa che non c’era. Da un lato fare le visite mi faceva stare bene, dall’altro mi procurava un ansia terrificante, che aumentava a dismisura la mia ipocondria e con essa il mio grado di stress.
Ogni visita andava bene fortunatamente, ma a me non bastava. Da classica ipocondriaca, avevo iniziato a non credere più ai medici e a ripetere gli stessi esami tantissime volte per essere sicura dei risultati.
Appena mi davano la certezza che quel tumore che ero sicura di avere in realtà (fortunatamente) non c’era, allora io cercavo un altro sintomo, un altro tumore, un’altra infinita serie di esami da fare.
La mia vita privata era ormai devastata dai continui pensieri sulle malattie. Non vivevo più, non avevo più amici, i fidanzati mi lasciamo perché troppo stressante con queste malattie immaginarie. I miei genitori passavano ore ed ore a dirmi che non potevo avere quello che dicevo e che i miei sintomi non erano reali, ma io cercavo il pelo nell’uovo. Tutto questo mi faceva sentire incredibilmente sola e terribilmente malata. Pensavo che prima o poi qualcosa me l’avrebbero trovata, ma che sarebbe stato troppo tardi per curarmi e che sarei morta, cosi per pura trascuratezza.
Logicamente ero tutto fuorché trascurata, dato che facevo più visite io di 10 persone messe insieme, ma non me ne accorgevo, io avevo qualcosa e contro tutti la dovevo trovare.
L’ospedale ormai era la mia casa e i medici che ormai sapevano che cercavo malattie inesistenti, per pura pietà mi facevano inutili analisi, tutto per farmi stare tranquilla.
Tac, risonanza, prelievi, emocultura, lastre, ecografie, tutto. Tutto quello che avevo a disposizione lo facevo più e più volte.
La mia vita non esisteva più, non uscivo, la mia testa stava sempre concentrata sulle mie malattie e su come fossi sfortunata a non essere creduta.
Dieci anni della mia vita cosi…
Per chi non l’ha provato sembra facile uscire da una situazione simile. Ma per chi invece è entrato come me nel tunnel, sa di che sto parlando.
Dopo dieci lunghi anni di visite, paure, litigi e tanto altro, ho deciso di prendere il farmaco che lo psichiatra aveva insistito tanto che io prendessi. Uno PSICOFARMACO si, non perché ero matta, ma semplicemente perché ero in tilt. Il farmaco ci mise un mese ad agire, dopo quel mese di purgatorio tra ansie rallentate e sonnolenza sono rinata.
Dopo un mese la mia ipocondria era sfumata, andata via come le nuvole vanno via dopo un brutto temporale. Avevo la mia vita davanti, o meglio, i ruderi che aveva lasciato quel temporale. Ma era nulla in confronto al tunnel in cui avevo vissuto per dieci anni, finalmente i miei occhi vedevano il sole.
Tutto era ed è bellissimo, sentire la parola tumore non mi spaventava più, e die che prima non potevano nemmeno pronunciarla in mia presenza. La mia vita sociale ha ripreso forma e spirito. Ho lavorato per un po’ di tempo, fino a quando la sclerosi me lo ha permesso. Ora ho il mio blog, Vitae, dove racconto le storie di persone che affrontano malattie. Vi immaginate un’ipocondriaca che parla di malattie serenamente? Non lo avrei mai pensato prima, ma ora è cosi, sono guarita.
A volte, quando la mia sclerosi multipla si fa sentire e mi trovo davanti a qualche idiota che non conosce i sintomi e ancora mi pensa una povera ipocondriaca mi arrabbio. Prendo proprio fuoco. Questo perché, per anni, quella malattia mi ha fatto sentire cosi sola e cosi piccola, che adesso non voglio più rivivere nemmeno per un secondo quel periodo nero della mia vita.
Ora parlo direttamente a voi, che affrontate questo mostro. Non siete soli, ed esiste una via d’uscita. Per questo, anche se con grande fatica dato che devo seguire sin troppe cose, è con entusiasmo che vi presento il nuovo gruppo di Vitae, dedicato a chi ha camminato o cammina a braccetto con l’ipocondria. Un gruppo senza regole, dove chiacchierare e trovare soluzioni. Non siamo medici, ma possiamo ascoltare. Sapete, a volte avrei veramente voluto qualcuno che mi ascoltasse in qui momenti, e ora mi sento in dovere di aiutare chi sta passando quello che ho passato io. Perciò nasce “Ipocondria aiutiamoci by Vitae”, dove il confronto è il benvenuto, dove se ti vuoi presentare va benissimo, ma se non ti vuoi esporre e vuoi solo leggere chi interagisce sei comunque il benvenuto. Nessuna regola se non quella del rispetto verso gli altri. Quindi se anche tu come me hai conosciuto l’ipocondria, o se hai un parente o semplicemente vuoi aiutare, unisciti a noi. Il mio obiettivo è di formare un gruppo solido di reale mutuo aiuto. E se sei uno psicologo o uno psichiatra ben venga, abbiamo bisogno anche di voi. Il gruppo lo trovate cliccando direttamente qui.
Vi lascio cosi, ripetendovi che io ne sono uscita e ora sto bene, lo potete fare anche voi, non perdete la speranza.
Federica sei un portento!!! Non solo per come affronti i tuoi problemi ma soprattutto per condividere le tue esperienze per aiutare gli altri…Brava, bravissima!
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Bravissima! Hai fatto bene a fare quel gruppo. E grazie per le tue parole.
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