Come si vive con dentro un cancro? Confessioni di una guerriera

Oggi, in posta, ci è arrivata una lettera meravigliosa, la scrittrice di questa storia nonché la protagonista è Lucia Politi.

La riportiamo esattamente come lei ce l’ha mandata a noi, perché è veramente molto bella:

 

Tempo fa… ma quanto tempo fa? Un mese… due mesi… sei mesi… o solo una settimana fa? Beh, poco importa. Il tempo passa e la percezione del suo scorrere è differente ogni volta che muta il mio stato d’animo.

Dicevo…

tempo fa… era una calda giornata e mi trovavo al bar con Giusy, una cara amica, per un aperitivo e per inebriarmi del profumo dell’estate che mi avvolgeva in un caldo abbraccio.

Avevo voglia di stare con la gente e tra la gente e avevo scelto un locale in centro, all’aperto, dal quale potevo vedere lo scorrere lento delle dinamiche vite in movimento… potevo osservare volti, sorrisi, sguardi corrucciati… potevo udire voci nuove e squillanti di bimbi, voci antiche e profonde di nonni, voci giovani e frettolose di mamme… volevo immaginare le loro esistenze, le loro gioie… i loro drammi…

Avevo voglia di immergermi e galleggiare sull’onda dei miei rinnovati e ritrovati sensi, per assaporare il gusto della vita e ristorare il corpo e la mente dopo mesi bui e tetri.

Desideravo tacitare, almeno per un po’, le angoscianti urla del mio silenzio!

Eravamo sedute sotto il gazebo, intente a sorseggiare il nostro analcolico quando mi sento rivolgere una domanda solo apparentemente cruda e brutale.

-Dimmi Lucia-  mi chiede la mia amica  – come si vive con dentro un cancro?

Non me l’aspettavo! Per un attimo sono rimasta senza parole, spogliata improvvisamente di tutte le mie difese mentali. Pensavo a cosa rispondere, a cosa esattamente volesse sapere con quella precisa domanda e in quello stesso attimo ho realizzato che nessuno me l’aveva mai chiesto!

Cioè, in tanti si sono informati della mia salute fisica, delle mie sofferenze esteriori, dei dolori, degli effetti collaterali delle terapie, dei sintomi collegati, della perdita dei capelli, del problema estetico della cicatrice…

-Non potrai più mettere il bikini … i capelli ricresceranno… non sembri assolutamente malata… sei fortunata, hai sopportato bene la chemio…

Questo e tanto altro mi è stato detto, ma nessuno, eccetto Giusy, mi ha fatto questa semplice ma fondamentale domanda:

– Cosa si prova?

Per la prima volta mi si chiedeva di parlare del mio cancro dall’interno!

Dare voce a sensazioni, pensieri, emozioni sfuggevoli ed evanescenti? No, non è certo un’impresa da poco!

Da dove cominciare?

Cosa dire?

Di cosa parlare?

Dello stupore? Dello sconforto? Dell’incredulità? Del senso di precarietà? Del senso di inutilità? Degli incubi? Delle notti insonni? Della speranza che si tratti solo di un terribile sogno dal quale, prima o poi ti risveglierai?

Della paura di non poter esserci nel futuro delle mie figlie? Della paura di non poter invecchiare insieme a mio marito? Della paura di non poter più vedere la luce del sole e godere del suo tepore? Della paura di non riuscire a sopportare il dolore fisico? Della paura della morte? Della paura del buio eterno?

No!

Non potevo condividere con altri emozioni così forti e intense che neppure io riuscivo a condividere con me stessa!

No!

Di tutto questo non intendevo parlare perché non volevo dar voce agli spettri che agitavano la mia mente e che cercavo di eliminare ricacciandoli negli abissi della coscienza.

No!

Il vaso di Pandora doveva rimanere ben chiuso! Ne andava della mia stessa sopravvivenza!

Eppure la domanda attendeva risposta.

Come si vive con il cancro?

Beh, se avessi potuto scegliere il mio avversario non avrei certo scelto proprio lui… ma siccome questa possibilità mi è stata negata, ho dovuto accettarlo e accoglierlo come parte di me… come me stessa… da cui difendermi…

Ed ecco che quando parlo del cancro non sento più alcun coinvolgimento emotivo perché è come se mi estraniassi dai miei stessi pensieri.

Ascolto la mia voce, le mie parole, ma non le sento mie, non mi appartengono… il suono mi giunge da lontano, non sento le corde vibrare…

Chi sta parlando?

Di chi sto parlando?

Sono estranea a me stessa ma sto parlando di me… con me… io non io. Il soffio della morte coincide con il soffio della vita e in esso si confonde.

Io e lui non siamo in simbiosi né in sintonia, non siamo due nemici che si fronteggiano faccia a faccia ma non siamo neanche due gemelli siamesi che condividono un organo.

Io e lui siamo la stessa–opposta cosa…

Io e lui siamo, contro ogni teorema geometrico, due rette parallele-convergenti-divergenti…

Io e lui siamo destinati a prenderci per mano pur sapendo che, prima o poi, uno dei due mollerà la presa… definitivamente…

Lui è il compagno della mia esistenza, l’unico compagno presente notte e giorno… sempre con me… dentro di me… e io devo prendermene cura, coccolarlo, ascoltarlo, imparare a riconoscerne i movimenti lenti e silenziosi… nel buio totale della notte, per allontanarlo… per eliminarlo… per dimenticarlo.

Non posso amarlo, certo che no! Ma neppure odiarlo perché dovrei odiare me stessa!

Posso solo con la mia determinazione, con la mia forza, con la mia volontà, contrastarlo giorno per giorno… e l’unico modo che ho per limitarne la violenza è quello di riprendermi piano piano la vita che mi ha rubato.

Faticosamente cerco di recuperare brandelli di ciò che ero e tento di ricucirli insieme… ma non è un’impresa facile.

Talvolta cedo, non ho le forze, il mio corpo non vuole assecondare i miei voleri, la stanchezza mi soccombe… e allora lo scoraggiamento, lo sconforto hanno il sopravvento.

Queste sono le mie battaglie perse! In questi momenti lui vince su di me!

Ma poi spunta un nuovo giorno e tutte le inquietudini svaniscono con gli spettri della notte.

Realizzo che tutto quello che voglio è dall’altra parte della paura e per raggiungerlo devo oltrepassare il punto di non ritorno…

Apro gli occhi ad una nuova alba della mia vita, osservo l’altra me allo specchio, dipingo un nuovo sguardo su un volto nudo e inespressivo, pettino capelli che non necessitano la piega, indosso la mia cotta di maglia per proteggere le mie ferite, mi armo del mio sorriso, unico scudo, ed esco… pronta ad affrontare un’altra battaglia: la battaglia per la vita!”

Un pensiero su “Come si vive con dentro un cancro? Confessioni di una guerriera

  1. Ognuno ha un approccio diverso con questa malattia, ma la cosa fondamentale è NON DARGLIELA VI VINTA!!!! Forza Lucia non smettere mai di lottare, io per ora gli ho strappato quasi 25 anni di vita!!!!!

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