Oggi racconteremo la storia di una ragazza sarda, si chiama Ilaria Meloni, ha 24 anni e vive a Gonnesa.
Ilaria è affetta da una malattia che colpisce gli occhi, dal nome corioretinite erpetica, una malattia che l’ha porta a diventare ipovedente.
“A pochi giorni dalla nascita, ho avuto questa patologia che non mi ha mai permesso di vedere bene. Sono la terza di 3 gemelli, loro non hanno avuto il mio stesso problema per loro fortuna, “ ci racconta Ilaria. ”Sono cresciuta con un grave deficit visivo, e mi sono dovuta abituare ad usare delle strategie per vivere la mia vita in modo normale”.
Ilaria vive la sua vita con molta positività, senza dare troppo peso al suo problema visivo. I gemelli gli sono stati molto vicini e l’hanno aiutata tantissimo, ma anche lei è stata straordinariamente forte, affrontando le sue difficoltà con il sorriso sulle labbra.
Ci confessa che la malattia ha ridotto la sua vista, ma non la sua vita e vive cosi ogni giornata.
“Ho scelto di fare l’università dopo il liceo,” ci spiega Ilaria, “all’inizio non ho avuto il sostegno di tutti, ma poi ho deciso di fare di testa mia e ho scelto scienze della comunicazione. Fin dall’iscrizione ho deciso di vivere dove studiavo, quindi mi sono trasferita a Cagliari. La cosa più difficile è stata senza dubbio l’adattamento alla città, imparare a conoscere le strade, gli autobus, per capire il funzionamento della città ci ho messo mesi e ho dovuto utilizzare delle strategie. Inizialmente mi facevo accompagnare nel tragitto, in base a come mi muovevo cercavo d’immaginare la direzione delle strade, fino a che non le sapevo a memoria. Se incontravo scalini li contavo e, piano piano, sono passata a crearmi i miei punti di riferimento”.
Ilaria ha deciso di andare a vivere in una città da sola con i suoi gravi problemi di vista, affrontantando i suoi problemi di petto senza nessuna paura.
“Mi sono imbattuta, “continua Ilaria,” una miriade di volte nelle solite domande. ‘Come vedi? Cosa vuol dire essere ipovedente?’ Non ho avuto spesso tra le mani la possibilità di spiegare quella che è la mia vita, immersa in una serie di difficoltà, strategie e soluzioni. La persona ipovedente non è in grado di cogliere un sorriso, il colore degli occhi di una persona, i dettagli di determinati accessori, riconoscere una persona da una lunga, media, breve distanza. Mi è capitato infatti d’incontrare delle persone e di rendermi conto dell’atteggiamento un po’ sospetto nei miei confronti. Tutto perché ai loro occhi non mostravo alcun problema, con il passare del tempo ho trovato nell’ironia la chiave affinché si riconsiderassero i pregiudizi su di me”.
Gli studi universitari per Ilaria sono stati decisamente tosti, ci metteva tantissimo tempo a leggerei libri, perché i caratteri erano piccoli, e anche con il video-ingranditore ha dovuto allenarsi un bel po’. Ma è riuscita comunque a laurearsi il 10 luglio 2017, giorno che lei considera il giorno più bello della sua vita. Una vera rivincita contro chi pensava che lei non ce la potesse fare.
Adesso Ilaria è in cerca di un lavoro, ma penso che con la sua grande determinazione non avrà problemi a trovarlo.
La ringraziamo per averci guidato nel suo mondo e per aver deciso di regalare a noi di Vitae la sua bellissima storia.
cosa dire di più?solo una considerazione: parrebbe che essere portatore di un qualsivoglia handycap, renda la propria esistenza più forte contro le avversità. qualcuno pensa ,o lo dice ” a du provaj”, ma è un augurio crudele e disumano; meglio soffrire da soli e vivere ogni momento della giornata in maniera positiva: facile a dirsi!
solo una piccola aggiunta, in una famiglia sono così conciati: padre con parkinson, mieloma, enfisema, pace maker, crollo vertebrale, trombi venosi; mamma con cancro in metastasi in cura da 22 anni a milano ( immaginate i costi) e tanto per chjudere in bellezza, figlia di 49 anni autistica fin dalla nascita. basta per disperarsi? ma non per questa famiglia, hanno lottato, stanno ancora combattendo con tutte le loro forze e sono riusciti in tutto questo marasma sanitario, in mezzo ad armadi pieni di farmaci che neanche una farmacia, a tirare su due figli che rendono molto onore: pensate! un generale dell’esercito e un architetto di fama. loro sono tutti , nella famiglia, per quanto si può, sereni e consapevoli e non augurano a nessuno la stessa loro sorte.
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