“Vi racconto i miei 20 anni tra trapianti di reni e dialisi”

Oggi a raccontare la sua storia per il nostro blog è Felice Peluso, 55 anni, che ha dovuto affrontare vari trapianti di reni e anni di dialisi sin da giovane. Infatti il suo percorso con la malattia inizia a 22 anni, ed è proprio a quest’età che Felice fa iniziare il suo racconto:

“… a 22 anni ti senti il padrone del mondo, nulla e nessuno ti fa paura, hai una fiducia immensa in te stesso e pensi con ottimismo al tuo futuro ma… non hai messo in conto le sorprese belle o brutte che la vita ti ha riservato.

Era un martedì pomeriggio, ricordo bene il giorno perché era la giornata di chiusura del bar che gestivo insieme ad un amico d’infanzia e, come ogni martedì, si organizzava la partita di calcio. Da quel giorno la mia vita cambiò radicalmente, ricordo come se fosse oggi quello che successe in quella giornata. Dall’inizio della partita mi sentivo strano, debole, mi girava pure la testa. Cosi decisi di tornare a casa e riposarmi, pensando che ero stanco dal troppo lavoro del bar.

Passarono alcuni giorni, ma io stavo sempre peggio. La cosa che non mi riuscivo a spiegare e che con la stanchezza sempre più pesante di pari passo calava la vista. Decisi così di andare dal medico di famiglia, che spiegò tutto con il periodo di forte stress fisico.

Dopo una settimana, la situazione degenerò a tal punto che fui ricoverato d’urgenza in ospedale dove mi diagnosticarono una glomerulonefrite acuta. Mi fu spiegato che i miei reni non funzionavano più e pertanto dovevo essere sottoposto a dialisi, parola a me sconosciuta, ma che dovetti imparare subito insieme al suo significato a 360 gradi.

Nel giro di pochi giorni mi ritrovai su una sedia a rotelle, ipovedente e dializzato, di sicuro non mi si prospettava un gran bel futuro, ma decisi di non arrendermi. La vita continuava dovevo solo iniziare un nuovo capitolo.

Iniziai il percorso dialitico, un appuntamento trisettimanale con la mia nuova compagna di vita, colei che mi teneva in vita: la macchina della dialisi.

Un giorno il nefrologo che mi seguiva, ormai diventato amico, mi disse che se avessi voluto c’era la possibilità di mettermi in lista d’attesa per un probabile trapianto da cadavere, questa parola mi rattristò molto, in quanto pensai che per riprendere di nuovo la mia vita doveva perderla un’altra persona, un qualcosa difficile da accettare. Però, parlando sempre con il mio amico/medico, capii che non dovevo pensare a questo, in quanto sia i donatori che le famiglie sono consapevoli di compiere un grande atto d’amore verso gli altri.

Decisi cosi di mettermi in lista d’attesa e dopo 18 mesi il 09/03/1988 arrivò la telefonata che mi avvisava della compatibilità. Fu una mattinata della serie ‘non so cosa stia succedendo’… tanti pensieri mi affollavano la mente, incertezze, dubbi, paure sull’intervento, ma alla fine andò tutto per il meglio.

Al risveglio in terapia intensiva, il primo pensiero fu per il mio angelo salvatore, che seppur lasciando questo mondo donava ad altri la vita. Da quel giorno passai sette anni libero dalla dialisi, in cui riuscii a realizzare tutto quello che una persona può chiedere alla vita: un lavoro, una famiglia e la cosa che più mi ha reso felice… quella di diventare padre.

Dopo sette anni sono tornato di nuovo in dialisi, stavolta con uno spirito diverso. Anche se ovviamente non faceva piacere, non potevo sottrarmi al mio destino.

Dopo altri nove lunghissimi anni di dialisi e attesa, ho ricevuto il secondo trapianto, non passa giorno che almeno una volta non penso al mio angelo e alla sua splendida famiglia che, in un momento di grande dolore, ha avuto la forza di pensare a chi stava soffrendo.

Oggi, sebbene siano passati più di trent’anni, penso spesso che se allora avessi fatto un percorso di prevenzione con un semplice prelievo del sangue, forse avrei fatto comunque la dialisi, ma in modo nettamente diverso. Amo dire che ci sarei andato con le mie gambe. Già, perché purtroppo dopo quella volta, a causa di una neuropatia periferica  dovuta alla pressione arteriosa altissima, per troppo tempo non ho potuto più correre, ma nemmeno camminare velocemente o giocare a pallone o guidare una moto. Tutte cose che nella prima vita facevo normalmente, anche se la cosa che più mi è mancata è quella di non aver potuto giocare con mia figlia quando era piccola.

Comunque, nonostante tutto, mi ritengo una persona molto fortunata.”

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5 pensieri su ““Vi racconto i miei 20 anni tra trapianti di reni e dialisi”

  1. Anche la mia non è stata facile a partire dalla mia infanzia …. dovrei scrivere un libro non si può sintetizzare…. quello che posso dire oggi … sono fortunata perché non sono mai stata sola il dolore mi ha sempre avvicinata di più a Dio … che non mi ha mai abbandonata …. sono felice … bisogna accettare tutto quello che la vita ti offre con amore…. solo così puoi superare il dolore…. grazie ai miei Angeli …. Buona vita a tutti

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  2. una delle cose più tristi è sapere che ci sono ancora così tante persone contrarie al trapianto di organi. Cosa te ne fai da morto a parte nutrire i vermi? E si potrebbero aiutare tante persone che aspettano il trapianto da anni.

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