Ecco la terza parte della nascita di Christian, so che tanti di voi la stavano aspettando quindi ho preferito non tardare troppo, per ci invece si è perso le parti successive può leggere la prima parte cliccando qui e la seconda qui.
Il mio bambino è in terapia intensiva neonatale, con tanto di ossigeno, dicono che è stato un distress respiratorio, non che io ci capisca tanto di queste cose ma in pratica i polmoni non erano ancora ben formati.
Mamma e Ivan se ne sono andati via per qualche ora, torneranno in tarda mattinata dicono e io dovrei dormire, come se ci potessi veramente riuscire.
Ricapitoliamo il mio bambino è nato ma è lontano da me. Mi sembra di impazzire, anzi ancora peggio mi sembra di non aver nemmeno partorito che casino.
Alle 12 arrivano mamma ed Ivan con fiori e regali vari degni di ogni nascita.
Non capisco se sono più felici o più preoccupati, penso solo che mi stanno nascondendo qualcosa.
Mamma mi porta una bambolina con un cuore dove dentro c’è scritto “Super mamma”, le classiche cose che piacciono a me, la mette sul comodino e li la lascio.
La mattina è un susseguirsi di gente del reparto che viene a darmi gli auguri e a chiedermi come sto, ma io non ci sto con la testa.
Di pomeriggio mamma ed Ivan parto alla volta del policlinico per vedere il bambino ed avere finalmente qualche notizia in più, con me rimane una mia cara amica.
Non ho voluto visite, d’altronde non era proprio il caso e il mio umore non è dei migliori.
Mamma ed Ivan mi fanno sapere che il bambino ha l’ossigeno, viene alimentato con il sondino e purtroppo ha avuto un pneumotorace ed un’infezione, mi mandano anche qualche foto, difficili da guardare, penso solo che lui è li ed io sono qui , in un letto dalla quale ancora non riesco ad alzarmi è tutto un gran casino.
La notte è il momento in cui rimango sola, ho dolori e sono anche forti, chi pensa che il cesareo sia la via più facile per avere un bambino si sbaglia di grosso comunque finalmente ho il tempo di pensare.
Guardo la bambola che è adagiata sul mio comodino, “Altro che super mamma”penso “Ho già fatto un casino megagalattico, forse è nato prima perché avevo troppa ansia, se fosse nato puntuale ora sarebbe con me, che stupida che sono stata ad agitarmi cosi era è tutto molto peggio. ”
La notte dormire è impossibile i pensieri si susseguono uno dopo l’altro e ogni volta che il telefono suona penso che ci potrebbero essere notizie di Christian, che magari potrebbe essere morto, è tutto così paradossale, non riesco ad essere positiva, il 1 aprile sarà sempre una giornata terribile, non riuscirò mai a pensare che è il giorno della nascita di mio figlio.
Al cambio turno della mattina tutto il personale viene a salutarmi, io sono sempre più giù, più dolorante e più stanca.
Chiedo altri antidolorifici, non ho il mio bambino mi basta già quello come dolore.
Alle 9,00 arrivano mamma ed Ivan , io ormai sono pessimista al massimo, mi fanno alzare dal letto, un dolore allucinante e stare seduta è un vero tormento ma continuano a dirmi che lo devo fare per il mio bambino e mi faccio trascinare da questa cosa.
Solita routine dopo pranzo loro partono verso Cagliari e da me viene un’amica, mi stampa delle foto del bimbo e in un portafoto celeste me le mette sul comodino.
Le notizie da Cagliari sono sempre peggiori, il bambino richiede più ossigeno e l’infezione non passa, ansia a mille.
Come ogni giorno arriva la notte, il mio momento per stare sola e pensare, guardo il portafoto e penso che mentre le mamme fuori hanno il loro bambino fra le braccia io ho solo un portafoto con delle foto di un bimbo pieno di fili.
Sento delle voci nell’andito è nato il figlio di una mia compagna di corso e, anche se è tardi hanno fatto entrare alcuni parenti per vederlo, sono tutti cosi felici, io non ho avuto nemmeno questo.
Mi viene da piangere ma non posso la ferita tira troppo è meglio che io stia calma, ma penso che il mio bambino è a Cagliari e che sta peggiorando e mi sembra di impazzire.
Sono le 8,00 e mamma ed Ivan puntuali sono arrivati a trovarmi, ad Ivan gli arriva un messaggio dove gli viene detto che deve avvicinarsi in ospedale al policlinico, io penso il peggio.
Nel mentre che loro partono per Cagliari io decido di prendere coraggio e chiamare ma nessun medico è disponibile e non mi danno notizie.
La testa mi scoppia, non dormo da tre giorni e non so veramente come andrà a finire questa storia.
Il mio gamberone è in pericolo ed io non posso fare nulla
Ivan non si fa sentire per un bel po’ , poi mi chiama, si sente dalla voce che non porta buone notizie.
-Fede hanno dovuto intubare il bambino perché il pneumotorace è peggiorato e lo dovevano drenare.-
E’ cominciata cosi la sua telefonata……..
To be continued………
Un pensiero su “Diario di una mamma sclerotica: i giorni senza te”