Continua il racconto dei primi giorni del mio bambino e di cosa vuol dire avere tuo figlio in terapia intensiva ma, per chi è la prima volta che apre il mio diario vi consiglio di leggere alcuni articoli , almeno quelli collegati in modo da capirci qualcosa:
Per leggere l’inizio della storia – Cesario d’urgenza clicca qui
Seconda parte – E’ nato Christian ma…clicca qui
Terza parte- I giorni senza te clicca qui
Quarta parte- La terapia intensiva clicca qui.
….Torno in ospedale, dopo aver passato una notte insonne, il viaggio in macchina è interminabile come sempre.
Non so perché ogni volta che entro in ospedale l’ansia passa un pochino, arriviamo davanti alla porte della terapia intensiva neonatale, suoniamo, ci presentiamo e ci aprono.
Christian è nella prima incubatrice, ancora prima di lavarmi gli lancio un’occhiata per vedere se i monitor a lui collegati sono nella norma.
Mi lavo, indosso camici, cuffia, mascherina ed entro, lui è li, dorme come al solito e….non è più intubato.
Si avvicina un medico e mi dice:
“ Ha visto quanto è migliorato.”
Non credo ai miei occhi, è ancora pieno di fili, ha ancora l’ossigeno ma ora respira senza il respiratore automatico.
Finalmente, mi serviva una buona notizia.
Andiamo via per pranzo , giusto il tempo di riprenderci un po’, i punti tirano e mi fa male la pancia.
Sono contenta ma allo stesso tempo ho paura che sia solo la calma prima della tempesta, non mi voglio illudere.
Quando ero incinta compravo un sacco di cose per il bambino ora sono quasi scaramantica ho paura anche solo a pensare di comprare qualcosa.
Torniamo di pomeriggio ma non ci aprono, ci dicono che dobbiamo aspettare e noi ci sediamo nelle sedie proprio vicino alla porta.
Se ci sono quelle sedie ci sarà un motivo , sicuramente capita spesso ma, non voglio pensarci troppo, se non ti fanno entrare è perché sta male qualche bambino e non sai chi sia, potrebbe essere il tuo o quello di qualcun altro.
Più passa il tempo e più si affolla il corridoio, arrivano tanti genitori, tutti con il viso preoccupato proprio come il mio.
Alcuni provano a suonare il campanello, magari si sono dimenticati di noi ma non aprono lo stesso.
Iniziamo a parlare a raccontarci le nostre storie è li che capisco quanto amore e coraggio ci voglia ogni giorno per stare li dentro, è negli occhi di una mamma che mi racconta come uno dei suoi due gemelli gli sia morto in braccio e di come l’altro di appena 500 grammi stia combattendo per vivere, è li che io vedo la speranza.
Mi racconta che fa tutto il viaggio per venire in ospedale pregando e che ormai è tutto cosi pesante, che passa intere mattine a piangere, mi dice che è una persona debole, la guardo sorrido penso che in lei di debole non c’è proprio nulla.
Un’altra mamma mi racconta di come il suo bimbo di 700 grammi abbia deciso di nascere prima, è preoccupata, chi non lo sarebbe.
E’ un’incontro di mamme strano, mentre le altre mamme, quelle che hanno avuto bambini che sono rimasti al nido, come dovrebbe essere, parlano di allattamento, panni e tutine, noi, le mamme della terapia intensiva parliamo come medici, di pneumotorace, di intubazione, di parenterale e ci rallegriamo quando qualche tubicino viene tolto.
Noi non abbiamo l’ansia per il pianto di un bambino anzi, da noi non piangono mai, sono sedati o intubati , noi abbiamo l’ansia quando un monitor squilla , qualsiasi monitor sia.
Sono le 20,00 , noi siamo qui dalle 16,00 , quattro lunghe ore senza sapere perché non ci fanno entrare, senza sapere quale bambino è stato male.
Arriva una dottoressa e ci apre la porta, ci dice che possiamo entrare ma pochi minuti ed è meglio che entrino solo le mamme, ora tocca a me andiamo a vedere cosa è successo….
To be continued….
🙏
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