Diario di una mamma sclerotica: per la prima volta nelle mie braccia

Avere un figlio è sempre un’avventura, ma lo è di più se hai la sclerosi multipla, il tuo bambino nasce prematuro e finisce in terapia intensiva. L’uomo è sopravvissuto nei secoli grazie allo spirito di adattamento anche  situazioni veramente difficili e così ho dovuto fare io, adattarmi alla situazione ed essere forte per il mio bimbo appena nato. Questa è la storia dei primi giorni del mio bambino e dei miei primi giorni da mamma, per chi è la prima volta che apre il mio diario vi consiglio di leggere alcuni articoli , almeno quelli collegati in modo da capirci qualcosa:

Per leggere l’inizio della storia clicca qui

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…Entriamo nella pre-sala della terapia intensiva, dove di solito ci laviamo come dei bravi chirurghi e ci mettiamo camice, cuffia e calzari.

La pre-sala non è mai stata così affollata, tutte le mamme mettono velocemente le loro cose negli armadietti, ormai non gli chiudiamo nemmeno più a chiave, ci conosciamo tutte.

Ci laviamo e nel mentre ci scambiamo sguardi preoccupati, a chi sarà toccato questa volta?

Una ad una entriamo nella grande sala contenente un sacco di incubatrici e ognuno di noi sa già in quale deve andare.

Ci laviamo veloci ma con cura, entriamo trattenendo il respiro.

Mi avvicino alla culla del mio bambino, dorme tranquillo, guardo il monitor, la saturazione è buona , sembra stia bene.

Dopo qualche momento di sollievo mi guardo intorno preoccupata, a chi sarà toccato?

In fonda alla sala vedo un ragazzo vestito con dei pantaloni corti da lavoro, un viso tirato, e gli occhi lucidi.

E’ un ragazzo nuovo, non l’abbiamo mai visto, tieni il suo naso incollato a un’incubatrice e la sua mano attraverso gli oblò toccano un piccolo esserino che si direbbe appena nato.

Un altro bambino prematuro, un’altra famiglia che deve affrontare il calvario.

Lo guardo gli sorrido e mi giro verso il mio bambino.

Dopo dieci minuti ci fanno uscire, era già molto tardi, è ora di tornare a casa.

La notte non riesco a dormire bene, mi giro da una parte e dall’altra e penso a quel povero bimbo che si è unito al “Club della terapia intensiva”, chissà come sta la mamma.

Il giorno dopo , come sempre , ci prepariamo e partiamo verso il policlinico.

Entriamo con lo stesso carico d’ansia di sempre, ormai sembriamo di casa.

Salutiamo tutti e andiamo verso la nostra incubatrice, il bambino dorme pacifico.

Passa un’infermiera nuova, la fermo per chiedere se ci sono novità.

Mi spiega che il bambino è stabile e mi chiede se lo voglio prendere in braccio.

Spalanco gli occhi, non ho mai preso in braccio mio figlio, è nato da molti giorni ma io ho solo potuto toccarlo nulla di più.

Annuisco, mi dice di togliere il camice in modo che e il bambino possa sentire il contatto con la mia pelle, che mi possa riconoscere.

Guardo mio marito, lui mi guarda e sorride, tolgo il camice e mi siedo in una poltrona che la terapia intensiva da a noi “mamme speciali”

Nel mentre che apre l’incubatrice, stacca i fili per poi riattarglieli una volta fuori dalla culla, mi spiega che questa pratica si chiama canguro care e che la usano molto con i prematuri, dice che a loro fa bene , tra me e me mi dico che fa bene anche a noi mamme.

Mi poggia questo piccolo esserino pieno di fili sopra, avvolto in un asciugamano sembra più piccolo del normale.

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Lo guardo, lui sorride e torna a dormire, chissà se mi ha riconosciuto, trattengo a stento le lacrime, penso che al bambino serve positività quindi tiro sul con il naso e sorrido.

Sono in una poltrona con il mio bambino in braccio, sò che a breve dovrò rimetterlo nella sua culletta e per questo cerco di assaporare meglio questo momento, di godermelo pienamente.

Per le mamme è scontato tenere il proprio bambino in braccio, per me non lo era, per me era un dono bellissimo che un’infermiera gentile mi aveva voluto regalare.

Sapete che nel mondo animale nessun essere decide di affidare la vita del proprio piccolo alle cure di un altro che non sia la madre? A parte le balene, mi sembra che loro lo facciano.

Anche per noi umani sono è normale, è tutto molto innaturale, non ti senti mamma, non senti che il tuo bambino è nato, senti che non hai più la pancia ma ti manca qualcosa, si sono presi un pezzo di te.

Passa mezz’ora poi ‘infermiera decide che è ora di rimettere Christian nella sua culla, rendo il mio bambino alla terapia intensiva, pensando già alla prossima volta che lo prenderò.

Torno a casa felice senza pensare a quello che sarebbe successo il giorno dopo…….To be continued…….

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3 pensieri su “Diario di una mamma sclerotica: per la prima volta nelle mie braccia

  1. Forza! Io sono una mamma sclerata con epatite autoimmune! Mio figlio ha passato il suo primo anno di vita in isolamento per una neutropenia! Adesso ha quasi 4 anni e sta benissimo! Pensa a quando questo incubo sarà solo un brutto ricordo!! Resisti sei grande! Un abbraccio

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  2. comprendo quello che si vive in simili circostanze….ci sono passato anche io con un figlio “settimino”….
    Non ti preoccupare che tutto passerà e ne conserverai solo un lontano ricordo.
    Auguro ogni bene a te e al bambino…in bocca al lupo!

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  3. Siete meravigliosi, lui un dono di Dio. È in ali sicure👼 vedo che il suo angelo custode gli regala i primi segni d’amore (cuore cerotto sulla guancia). I dettagli e i segni d’amore aiutano a sopravvivere nei momenti di sofferenza, c’è sempre qualcuno che ci affianca, sempre! Buona giornata e goditi ogni singolo istante. In bocca al lupo, ma andrà tutto bene, ne sono certa 🙏

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